L’onda lunga del modello pre-compilato bussa oramai anche alle porte dell’Italia. Una dichiarazione dei redditi a toni e con ruoli inversi. In pratica, il Fisco la compila, la trascrive e dopo aver raccolto i dati e i profili tributari del contribuente la invia, rigorosamente via Internet. I risparmi che promette questa novità sono stimati a livelli non alti ma stellari. Più complesso invece, quasi oscuro, l’insieme di criticità e di complessità procedurali da seguire, o da inseguire, per raggiungere un livello accettabile d’invio e di ricezione finalmente emissario di risparmi significativi. Ma vediamo nel dettaglio.
Le possibili modalità
Pre-filled o pre-compilled. O ancora, l’ultima, pre-populated. La varianza nei nomi sotto i quali si identifica l’inserimento di procedure per l’invio, e il trattamento, di dichiarazioni dei redditi pre-compilate è sufficientemente indicativo d’un fenomeno in crescita, ma non da ora. Si tratta, infatti, di un obiettivo che ha anticipato l’avvento di Internet. Piuttosto, la chance di coinvolgere successivamente la Rete, il Web e le diverse strumentazioni che queste piattaforme offrono ha semplicemente rilanciato un progetto che un lungo elenco di amministrazioni finanziarie, ultima arrivata l’agenzia delle Entrate sudafricana, avevano , nel corso degli anni, quasi abbandonato. Infatti, mentre per gli esperti, in generale, introdurre una rivoluzione come quella che sarebbe indotta dall’invio di dichiarazioni dei redditi individuali già predefinite, dove al contribuente è richiesto in via esclusiva di accettare i testi e i modelli trascritti o, al massimo, di apportare alcune modifiche marginali, ebbene un cambiamento del genere equivarrebbe ad uno scambio di ruoli tra contribuente e Amministrazione finanziaria. In pratica, quest’ultima compilerebbe e trasmetterebbe la dichiarazione al contribuente, chiamato a interpretare il ruolo di controllore e di verificatore di se stesso.
Una rivoluzione nient’affatto marginale. E l’esempio della Danimarca, come sottolineato più volte nell’ultimo rapporto diffuso in materia dall’Ocse, è d’aiuto per comprendere il senso di questa trasformazione sia nella pienezza degli sforzi richiesti alle Amministrazioni sia in riferimento ai termini numerici d’un possibile guadagno, e in alcuni casi persino d’una eventuale perdita sul versante dei costi.
I fattori necessari
Al di là dei risparmi, o delle eventuali maggiori spese, la realizzazione d’un progetto con al centro la dichiarazione dei redditi pre-compilata richiede la compresenza di diversi fattori. La disponibilità, da parte dell’amministrazione delle strumentazioni automatizzate e di Rete necessarie per il trattamento degli invii e dei rapporti. A seguire, un sistema fiscale che non ammetta il superamento d’una determinata soglia minima nell’elenco, solitamente lungo, di deduzioni, detrazioni, esenzioni, agevolazioni e misure speciali da cui i contribuenti possono attingere. In pratica, lo sfoltimento delle voci che generalmente incidono sul fenomeno dell’erosione fiscale deve essere innestato prioritariamente. Altrimenti si rischia il caso francese o statunitense. Anche questi Paesi, infatti, hanno puntato sulla strategia pre-compilata. Entrambi però han dovuto desistere di fronte all’infinità di norme fiscali premianti che rendevano, e rendono tutt’ora, la pre-compilazione non ardua ma impossibile.
Centrale è anche la disponibilità d’una ampia rete di intermediari e di banche dati interagenti con le amministrazioni finanziarie. Questa connessione è decisiva nel trasferimento dei dati, rapidamente, consentendo agli operatori di inserirli sulle dichiarazioni da trasmettere. Si tratta di un flusso continuo di numeri e di elenchi che coinvolge banche, assicurazioni e svariati enti pubblici. In pratica, il Fisco diviene una sorta di centrale permanente di recezione dati. Naturalmente, questo comporta anche una normativa che consenta la disponibilità, l’utilizzo e la trasmissione di questi dati che, spesso, possono esser considerati riservati.
I passi avanti sulla telematica
Al dunque, l’Italia, quindi l’agenzia delle Entrate, è ritenuta oggi essere tra i candidati più vicini ad aprire il confronto con il precompilato. Di fatto, come da analisi e studi dell’Ocse, è un ulteriore riconoscimento dei passi avanti realizzati dall’Amministrazione sul terreno del telematico, dell’informatica e dei servizi online destinati a decine di milioni di contribuenti, il 100 per cento. Per comprendere quanto questo costituisca un valore largamente riconosciuto oltreconfine, meno in patria, negli Usa, o nel Regno Unito, i contribuenti che ad oggi possono trasmettere la rispettive dichiarazione in via telematica, utilizzando i canali gestiti dal Fisco, non oltrepassano la soglia dell’80 per cento. E questo nonostante i due Paesi abbiano investito nel corso del decennio passato diversi miliardi di euro sull’autostrada telematica. E per finire, le Entrate italiane vantano anche una significativa esperienza sia nella gestione sia nell’integrazione tecnico-normativa in materia di banche dati. Insomma, tradotto «competenza».
[FONTE: Il Sole 24 Ore]